Alpe Cheggio (Valle Antrona) e il bacino Alpe dei Cavalli

 

Siamo in Piemonte ad ovest del Lago Maggiore a Cheggio un piccolissimo paesino di baite, e un lago.

Inizio a riflettere su questo nuovo incontro: l’acqua e la  pietra  mi hanno conquistato e un desiderio diventava sempre più forte: il voler rappresentare  un  tondo con i suoi abitanti quasi a ricordo dei girotondi lontani. O forse un’indicazione….  io sono qui e tu montagna?

Mettendomi in relazione con essa e chiedendomi cosa vuol dire montagna…cerco le sorgenti…

Riparto per Milano con l’augurio di poter lasciare un’impronta dei miei fugaci passaggi………

 

           

                  l lago in primavera                     e               il lago in inverno, ghiacciato e il percorso

 

15-16  gennaio 2006  nuova occasione di incontro. Il lago in questa stagione  non è più smeraldo, ma ghiacciato….

d’estate si costeggia  a piedi il lago sul lato sinistro  per arrivare al rifugio Andolla (2061mt.), o si arriva all’estremità opposta con la barca, ora...

la neve è farinosa e al calpestio scrocchia e rompe il silenzio “religioso”. Cerco di capire questo spazio e mi muovo in tutte le direzioni lasciando  le mie impronte sul manto vergine, a uno o due piedi, in punta, lato, tacco, zig zag, guardando poi i segni lasciati,…

Una passeggiata è stata già fatta da un gruppo verso l’estremità opposta del lago, la spiaggetta.

Io, Renzo ed Emi prendiamo questo sentiero già tracciato, documentiamo le tracce e le lastre di ghiaccio che s’innalzano quasi a formare dei “coni”, e facciamo ritorno …..

27 febbraio 2006 nuovo sopralluogo, con il “guardiano” della diga Mauro. C’è pericolo di una slavina e così scendiamo nel tunnel di  sicurezza e arriviamo alla diga; la neve è alta 80 cm. (lo spessore del ghiaccio di 37 cm.) incontriamo difficoltà nei movimenti… .

Nel pomeriggio Eugenio si è offerto ad  aiutarci a battere la neve con gli sci quando ci sarà l’evento.

 

COME IN UN GRANDE FOGLIO BIANCO DA DISEGNO potremmo:

DISSEMINARE IMPRONTE SULLA NEVE, la natura ci offre la possibilità di una camminata: in  gruppo o la possibilità per ogni partecipante di andare e lasciare dietro il proprio camminamento partendo da un punto comune…

COMPORRE DISEGNI: spazi personali, in cui ci si potrà esprimere e poter incontrare attraverso il segno e congiungere a un altro lavoro, formando così un percorso… ghirigori, scarabocchi, il proprio nome o  fare una figura elementare..

 

un’ ATTRAVERSAMENTO, strisce pedonali sul percorso già in essere, un invito a percorrere il lago senza rischi all’estremità opposta, segnale metropolitano di uno spazio urbano in uno spazio naturale,  una scala, un’ ascesi…

o un gioco, una damiera a 6 quadrati,  di pieni e vuoti (il pieno è il manto vergine e il vuoto la neve schiacciata) e noi come  pedine o re a conclusione gioco.

Composizioni geometriche in contrapposizione alla conformazione del lago…, semplici forme.

Oppure immaginare il bianco manto come una matrice a rilievo,litografia,  da inchiostrare per una stampa immaginaria.

 

Dall’alto della diga è possibile vedere quello che succede ed è da considerare la distanza da questa all’opera e le dimensioni del segno per la visibilità.

E’ da considerare l’ostacolo della temperatura, la resistenza al freddo, la discesa e salita dal lago. Da verificare lo spessore del ghiaccio e l’altezza della neve

Ho pensato ai fondi di caffè per colorare, in caso di mancanza neve (in un riutilizzo dello scarto, una polvere nera  per contrastare con il supporto, da recuperare in grandi quantità.)

La polvere che potrà essere lanciata o adagiata piano piano quasi a farne un mandala che si mescolerà con la neve farinosa e  l’eccedenza  sborderà con il vento.  Una superficie omogenea di nero cacao, quasi come in un tiramisù, e  il gesto del nostro corpo diventa poesia.

Un  fare insieme in un ambiente particolarmente suggestivo:  lo stare, il vivere questo lago in questo stato e la  sospensione su di esso con gli amici metropolitani e montanari,  e magari berci un vin brulè per riscaldarci.

L’intervento ha carattere effimero  con materiale povero (dal fondo di caffè….al ritorno in polvere, condizionato dagli elementi del vento, calore, precipitazioni) in una ripetizione seriale (più strisce), e monumentalizzazione delle forme geometriche.

 

LA SQUADRA: EMI, NADIA, RENZO ROVERSI, RENZO MANINI, GIORGIO, MARIO,  MAURO, IVANO,  EUGENIO 

MATERIALE: ASSI DI LEGNO per definire il perimetro delle forme,  chiedere a Paolo, SCOPA, PALETTE, SACCHETTI, FONDI DI CAFFE’ (pesare il quantitativo), GRAPPA, TERMOS

 

DATA EVENTO: 11-12 marzo 2006

 

APPUNTI:

                                

 

 

Invito

 

 

 

11 marzo 2006

Eugenio e Ivano valutano la possibilità di scendere e risalire dal lago con la motoslitta.

Io, Emi, e Renzo scendiamo dalla via aperta da Eugenio con gli sci sul pendio sinistro della diga. Incontriamo le prime difficoltà per l’altezza della neve. Ivano scende dalla parte destra e con la motoslitta crea il margine della zona da rispettare, che gli servirà per avvicinarsi al punto di partenza e allontanarsi. Il suo spazio d’espressione è dalla discesa fino alle capanne vicino al torrente, le sue tracce iniziali sono rette di entrata e uscita per le sue corse di velocità.

Cosa fare? Le idee che avevamo sui “rettangoli” svaniscono, e data la partecipazione di Ivano pensiamo di esprimerci con questo mezzo,  la nostra matita per disegnare  in questo grande foglio da disegno. Ivano ha in mente dei cerchi e ovali, simboli di olimpiadi  maschili?

Ognuno di noi sale con lui e da delle indicazioni di movimento, così da lasciare la propria espressione con tracce meccaniche. Inizio io per prima. Un momento di raccoglimento e partiamo.

Il segno è continuo, e nella difficoltà di dare indicazioni verbali, per la variazione di direzioni e angolazioni, il gesto sottolinea il comando. Vorrei volteggiare e  fare i salti  di Plushenko  nelle sue combinazioni 4 Toeloop - 3 Toeloop – 3 Ciclo!

Inizio così con delle curve ma sentita la rigidità del mezzo e la lentezza mi sale una tensione e con il comando VAI  Ivano lascia una linea diritta a liberazione dalla tensione in corso, in fuga e lasciandogli il comando, in una attraversata veloce, di salti e passi fino all’estremità opposta…

per ritornare poi a gestire insieme un tondo e  poi ad un altro tondo, in  una spirale (la trottola) e poi formare un incrocio ed uscire in un ricciolo di chiave di violino.

La seconda a salire con Ivano  è Emi con  girotondo e fuga nel bosco e ritorno

Terzo Renzo che conclude con delle morbide onde  ed incontro verso i nostri segni…

Non fuggono nel bosco ma restano nel margine.

Intanto io cerco di creare un altro ricciolo “manuale”, per  rendermi conto della differenza di segno dall’alto: sembra una morsura di acido nitrico (il segno di un’acquaforte)

Risultato finale: in una  realizzazione a 4 “mani” un  disegno essenziale, con un segni puliti.

 

Nel pomeriggio con Ivano  faccio un’escursione, per catturare qualche segno naturale.

“Andiamo all’altra riva!” Solchiamo il mare di neve e ci fermiamo  sulla spiaggia, sdraiati. Poche parole,  per ascoltare e guardare il silenzio. Cosa cerco? Altri segni e significati per andare avanti nel lavoro.

 

E’ così tutto rallenta,  in una comunicazione con l’esterno: l’acqua del ruscello che sgorga, le impronte degli animali, la bianca neve che  fa risaltare lo scuro delle linee verticali degli alberi e la conformazione delle montagne, i buchi nella neve, alziamo la testa e invito Ivano a cercar immagini nelle nuvole  (io mi diverto  in questa nuova conoscenza e noto  la somiglianza col padre)

Noi fermi in attesa. Non ci sono più domande, siamo noi la domanda di semplicità: nel giocare al rotolarsi come bimbi  o gatti nella neve.

 

Facciamo ritorno con  questa pienezza e lo stupore di una confidenza diversa, il ringraziamento per le emozioni ricevute e con l’appuntamento per la dedica da inserire nel lavoro.

 

12 marzo 2006

Io, Renzo e Emi facciamo un sopralluogo, il disegno è intatto e può funzionare così. A metà mattinata io e i miei amici decidiamo di intervenire con delle zone da “colorare” : quel punto in cui mettersi alle spalle della diga e mettersi in relazione con questo luogo, il punto con la X, il centro della composizione raggiungibile con percorsi diversi.

Per il pomeriggio caliamo sul lago con una corda i sacchi di fondi di caffè. Io e le altre donne Emi e Angela sleghiamo i sacchi, li posizioniamo e risaliamo. Ivano si posiziona in un punto vergine vicino all’angolo in alto a sinistra e scrive……..

 

BELLA E’ LA VITA

 

poi resta con i suoi giovani amici,  a divertirsi in una successione di attraversamenti..

Durante la pausa il vento sale…. Con Mauro vado alla diga, la temperatura scende a -10 e il vento a raffiche  solleva la neve. E’ un problema per stendere il caffè, sborderebbe subito, così attendiamo che il vento si palchi. Intanto Ivano e gli amici restano…

 

E anche quei sacchi ancora da aprire, per il prossimo week-end.

 

Sarà un WORK-IN PROGRESS?

 

Appuntamento a domenica 19 marzo 2006

 

 

 

 

“SEGNI SUL LAGO”

 

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DAI SEGNI “MANUALI”AI SEGNI MECCANICI

 

     

Discesa a sinistra dalla diga (1,2)  e a destra la discesa di Ivano con la motoslitta aiutato da Eugenio

 

Ivano che traccia il perimetro per il nostro disegno

a turno con Ivano saliamo sulla motoslitta: Io, Emi e Enzo

 

 

LA SQUADRA: Mauro, Eugenio, Renzo, Nadia, Ivano, Emi, Giorgio

 

 

 

SEGNI NATURALI

 

    

 

esplorazione e contemplazione

 

     

 

    

 

dalla diga alle capanne.

 

                        

 

 

 buchi nella neve…

 

 

 

GIOCANDO CON I SEGNI

 

 

 

 

 

       

il labirinto e il punto, l’orbo, uova al tegamino

 

 

 

la diga il contenitore del lago ghiacciato, il mio  tegamino

 

 

 

E a Milano  continuo ad elaborare  per l’evento ECCE OVO, ARTE DA MANGIARE, MANGIARE ARTE, e così dal Buon Natale di Ivano passo alla BUONA PASQUA  con un tondo, un fondo

 

 

                                  

 

 

di caffè e … il gioco continua

 

 

con una pedina  da mangiare e da annusare

 

      

 

la relazione  ora è UOVO-LAGO

 

 

LAGO 1. e’ l’occhio della terra per mezzo del quale gli abitanti del mondo sotterraneo possono osservare gli uomini, gli animali, le piante, ecc..)

2. Nella depressione del Fayum in Egitto si stende un immenso lago in cui i teologi egiziani dell’antichità vedevano la manifestazione reale e terrestre della Vacca del cielo,

 un cielo liquido in cui il sole si era misteriosamente nascosto, un affiorare dell’Oceano primordiale,

madre di tutti gli sei che fa vivere gli uomini” garanzia dell’esistenza e della fecondità.

UOVO cosmico nato dalle acque primordiali, covato alla loro superficie, si separa in due metà per dare la nascita al Cielo e alla Terra.

….L’uovo primordiale dello Shinto si separa anch’esso in una metà leggera (il Cielo) e una metà densa (la terra). Ibn Al-Walid raffigura in modo assai simile

la Terra, densa come il giallo  dell’uovo coagulato, e il Cielo, più leggero come il bianco che lo circonda….

 

…2. Secondo le dottrine tibetane pur non essendo primordiale l’U è tuttavia all’origine  di una lunga genealogia di uomini: Dall’essenza dei cinque elementi primordiali uscì un grande uovo e dall’uovo uscirono un LAGO BIANCO, gli essere di 5 categorie….

…8. …L’uovo non è mai assolutamente primo, ma rappresenta il germe delle prime differenziazioni…

 

 

E RITORNO AL TONDO.

 

 

Domenica 19 marzo 2003

 

Emi, Giorgio ed io arriviamo sulla diga. Ivano non c’è per continuare a “giocare con i segni” e quindi utilizzeremo i fondi di caffè.

I segni di una settimana scorsa ci sono ancora, anche se un po’ rovinati.

Decidiamo di scendere, Giorgio resterà sulla diga,  per  avere una giusta visione, Io ed Emi  inizieremo a spargere i fondo di caffè nel tondo centrale con la X. La prima impressione è quella di realizzare una grande granatina di caffè, con la sorpresa di una texture acquerellata di terre brune, gialle  e verdastre. Dall’alto Giorgio ci avverte che la superficie sporcata dall’alto produce delle immagini in un gioco di figure e sfondo come nelle nuvole o nei muri. Non si tratta forse di fondi di caffè?. Vorrei essere in alto per iniziare la divinazione …..

Contata la quantità decidiamo di fare solo due spicchi, aumentando lo strato di scuri fino a far scomparire quelle immagini da interpretare. L’effetto è di un grande tiramisù (forse per via della dieta immagino cibo, o per bisogno di zuccheri, di calorie, di calore).  Io a mani nude per aver maggior contatto con la materia ed Emi con la sua paletta in metallo che fa scivolare il contenuto  ci divertiamo a lanciare in lontananza il caffè, in una variazioni di gesti. Sono i gesti della semina in due piccoli campi triangolari…desiderio di sole e semi: il triangolo è simbolo di fecondità, con la punta in alto rappresenta il fuoco e il sesso maschile, con la punta verso il basso l’acqua e il sesso femminile e così ritorniamo agli intenti di Ivano.

Cerco di recuperare gli altri sacchi per continuare la colorazione,  sono al punto di partenza della motoslitta. Li faccio scivolare sul percorso esistente come  le “stones” del carling… ma poi devo trascinarle perché trovano degli impedimenti sulle tracce non più fresche. Se il percorso sembrava un gioco divertente ora diventa faticoso, un sacrificio per arrivare al centro.  Da questo centro ci guardiamo intorno ed assaporiamo l’ambiente con un altro tempo, una nebbiolina rende ancora più misteriosa  “l’altra riva”.

Rifiniamo i bordi, puliamo il percorso sporcato, salutiamo il posto e risaliamo.

 

 

  

La palazzina del guardiano vista  dall’alto della diga, e il lago

 

Un ringraziamento particolare a Ivano.

 

E agli amici:

Mauro  

Eugenio

Emi

Giorgio

Mario

i 2 Renzo

Angela

Guido

Claudio

Cin Cin Bar di Monza

Bar di S.Margherita

Bar Visora Aliprandi

 

Dedicando questo lavoro,

iniziato con l’attraversata in barca,

 a Mario

 

DA L’ECO RISVEGLIO DEL 02 MARZO 2006

 

TRIANGOLO RETTANGOLO: IL SIMBOLO GEOMETRICO DELLA MONTAGNA

 

LAGO-MONTAGNA

MARE-MONTAGNA

 

 

DANTE  INF., XXVI 106-142