Dal 01 al 09 luglio 2006
Dall’on the road alla
biblioteca di Macherio (MI) compie
10 anni: omaggio a Italo Calvino,
Le città invisibili
a Montegrotto
Terme (PD)
CITTÀ E LA MEMORIA 5: MAURILIA
( di ITALO CALVIN0, le CITTA’ INVISIBILI)
A Maurilia, il viaggiatore
è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare
certe vecchie cartoline illustrate che la rappresenta com’era prima: la
stessa identica piazza con una gallina al posto degli autobus, il chiosco della
musica al posto del cavalcavia, due signorine col parasole bianco al posto
della fabbrica di esplosivi. Per non deludere gli abitanti occorre che il
viaggiatore lodi la città nelle cartoline e la preferisca a quella
presente, avendo però cura di contenere il suo rammarico per i cambiamenti
entro regole precise: riconoscendo che la magnificenza e prosperità di
Maurilia diventata metropoli, se confrontate con la vecchia Maurilia
provinciale, non ripagano d’una certa grazia perduta, la quale può
tuttavia essere goduta soltanto adesso nelle vecchie cartoline, mentre prima,
con la Maurilia provinciale sotto gli occhi, dio grazioso non ci si vedeva proprio nulla, e meno che meno ce lo si
vedrebbe oggi, se Maurilia fosse rimasta tale e quale, e che comunque la
metropoli ha questa attrattiva in più, che attraverso ciò che
è diventata si può ripensare con nostalgia a quella che era.
Guardatevi dal dir
loro che talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e
sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili
tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e
l’accento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli dei che
abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al
loro posto si sono annidati dèi estranei. E’ vano chiedersi se
essi sono i migliori o peggiori degli antichi, dato che non esiste alcun
rapporto, così come le vecchie cartoline non rappresentano Maurilia
com’era, ma un’altra città che per caso si chiamava Maurilia
come questa.
…. Maurilia
è ormai una metropoli¸ il viaggiatore che la visita, attraverso le
cartoline può conoscere anche il suo volto provinciale di un tempo.
Forse però tra le immagini del passato e la realtà presente non
c’è rapporto: quella nelle cartoline potrebbe essere un’atra
città.
II
Kublai chiede a Marco a cosa
gli serva viaggiare in lungo e in largo se ciò che poi racconta non
appartiene a nessun punto geografico specifico. In effetti, più Marco
visita città lontane e sconosciute, più conosce meglio Venezia. I
suoi viaggi avvengono negli spazi ma si traducono in percorsi nel tempo; pur
ritrovando pezzi del proprio passato, esso gli appare estraneo e non posseduto.
Ogni città gli manifesta infatti i suoi tanti possibili futuri persi per
via e realizzati da altri in altre città. ( da le città
invisibili di Italo Calvino)
…..
Oggi non si usa più spedire cartoline, per
il mittente la ricerca di un’immagine e di un pensiero leggero o profondo
di fine vacanza , e per il destinatario
quella attesa e invito nel guardare nella cassetta della posta. La
tecnologia ci ha portato via questo romanticismo e ci invita a inviare SMS e
ECARD.
Così
rispolvero questo desiderio perduto e ricerco in casa le mie
cartoline, invitando tutti a cercar le proprie per aiutarmi a
comporre, come in un mosaico, Maurilia…
le mie vecchie cartoline
Ne ho trovate ingiallite, con i bordi smussati e
alcune anonime ( non ricordo i nomi).
Curiosi i retro, memorie fermate e non più
reali (spedita nel 1992 da Alberta, un’amica veneziana):
un vecchio fidanzato che non c’è
più, desideri e saluti esotici consumati, domande e auguri sinceri da
una casa in riva al mare nella Repubblica Domenicana, altre di San Remo e
dell’attuale Isola dei famosi (una semplice vacanza alternativa per
perdere i chili di troppo a contatto con gli elementi naturali esterni e
interni)?
Mi saltano in mente gli “adobe” le
capanne in mattoni di terra seccati al sole, argilla e succo di bacelli di mesquite, degli indios e…così parto come Marco Polo, da Milano per Venezia e da Venezia per
Milano (una la “metropoli” e l’altra la “lagunare”) per altre
città e capisco di
avere “la terra” (come figlia d’immigrati). Cittadina del
mondo riconosco (conosco di nuovo) qualcosa nelle altre città , le mie
origini, notando che le differenze
(anche se mancano) sono soltanto delle ricchezze.
E penso poi a quei luoghi lontani…come New
York e a come, per mezzo dei film polizieschi, ci vengono fissate immagini
tanto da poter viaggiare comoda nel divano e immaginare il mondo così vicino, ma sempre grande e
misterioso!
Ma la cosa più bella è vivere
l’esperienza concretamente, rifiutando immagini manipolate, in un
contatto reale con le dimensioni,
toccando quelle argille e polveri che ti mettono in contatto con le radici.
Così al mare, in campagna, in città e
nella sua periferia cerco quei segni che mi dicono ”più in
là.”
Dai segni e i simboli passo ai segnali di
città…
e mi rendo conto del loro condizionamento sulla ns.
percezione, diventando essenziali dell’ambiente visivo
Il segnale non ha solo funzioni di
comunicazione e informazione, ma rappresenta una direzione, un ordine, un
avvertimento, una proibizione o un’istruzione, e deve procurarci una
osservazione immediata
Essi sono ordinati secondo una
gerarchia, relativa alla forza di prescrizione, e quindi classificati:
proibizione assoluta (stop,
parcheggio vietato,)
proibizione qualificata ( solo
consegne, solo residenti, priorità e traffico nei 2 sensi)
proibizione esplicativa (vietato
girare a sinistra, rotatoia)
prescrizione (corsia unica, limite
di velocità)
informazione (incrocio, curva
pericolosa)
direzione (segnali di parcheggio, indicaz. di luoghi e distanze)….
Così la metropoli rettangolare diventa una
striscia candida che separa in due la carreggiata deserta, simbolo
dell’on the road….
on the country, on the desert,
on the sea,
confine tra le coppie oppositive: eros-morte, dentro-fuori, alto- basso,
vuoto-pieno,
costruzione-distruzione.....
.Ma la città verticale cade e la sorte
delle case come dadi in riva al mare.
L’onda, la grande mano, fa rotolare i diversi pezzi in su e in
giù, dentro e fuori dall’acqua, consumandoli e rendendoli polvere.
Uno spettacolo unico, solo per me e
qualche bimbo che attirato dal
gioco ho dovuto tenerlo a distanza
per poter scattare questa unica foto, di una composizione effimera, ultima di
un rullino.
Registrato
nella mia memoria, è da
riconsiderare l’idea per una documentazione filmata per un’emozione per tutti. .
dadi in riva
al mare
ISTALLAZIONE: LE STRISCIE. La metropoli rettangolare diventa una
striscia candida che separa in due la carreggiata deserta, simbolo
dell’on the road…. on the country, on the desert,
on the sea,
(in the library, in the museum),
confine tra le coppie oppositive: eros-morte, dentro-fuori, alto- basso,
vuoto-pieno, costruzione-distruzione.....
Io sono al confine tra due
culture, origini veneziane e brianzola di nascita
(provincia di Milano). Appartenenza e conoscenza delle differenze per stare al
confine. Io sono di questa e di quella terra. Ricerca della verità negli
opposti: METROPOLI-PROVINCIA, CITTA’-CAMPAGNA, TERRA-ACQUA,
MILANO-VENEZIA … il rettangolo
verticale, e orizzontale (il grattacelo) e la sua distruzione, 11 settembre.
Conclusione di un ciclo,
ritorno alla natura, all’origine.
PERFORMANCE: riprendo il tema sopra e intervengo in piccolo.
Creo dei grattaceli,
parallelepipedi, (le stecche di patatine) li scompongo in dadi e li distruggo riportando la materia in
polvere, sciolta in acqua in un secchio o in una pentola, o pestata se secca.
Dadi da brodo …il
ritorno all’elemento acqua.
I dadi realizzati in
performance e avanzati saranno portati al Lido di Venezia (dal secchio al mare,
dal finito all’infinito) e depositati sulla riva allo scopo di far
interagire una mano più grande. (Dio gioca a dadi?)
L’onda,
la grande mano, fa rotolare i
diversi pezzi in su e in giù, dentro e fuori dall’acqua,
consumandoli e rendendoli polvere. Così il dado scioglierà e darà un sapore diverso al
liquido.
Uno spettacolo unico di una composizione effimera registrato nella
mia memoria, è da
riconsiderare l’idea per una documentazione filmata per un’emozione per tutti.
ARTE DA MANGIARE:
PATATINE FRITTE E IL
BRODO PRIMORDIALE
La verticalità dei
grattaceli della metropoli e i fast food sparsi nelle stesse.
Sono patatine fritte, con quale olio? La giusta preparazione di un vegetale nella
memoria di casa con olio extravergine di oliva e cambiato ad ogni frittura. E
le patatine che richiediamo in certi ristori? Sono proprio quelle nere, cancerogene
in contrapposizione a quelle bianche, e le mangiamo ugualmente come il panino
wurstel e crauti dei baracchini in strada, per andare fino in fondo col cibo
(in negativo).
Quasi in un gioco
sciangai, dalle bacchette con diversi punteggi …..aggiungo patate da
mangiare, gialle, dorate, ambrate, che richiamano il calore
dell’alimentazione e della vita.
IL BRODO PRIMORDIALE
Ingrediente principale:
osso di animale ritrovato in riva al mare.
caolino ritrovato in riva al mare
alghe ed erbe, aromatizzanti
pesce
Preparazione
Vedi performance
….e così mi ritrovo con diversi ingredienti per potermi alimentare, facendo una gran confusione delle diverse culture culinarie di appartenenza, tutto fa brodo? Ma proprio tutto?
Penso anch’io di fare il mio brodo d’arte cercando di ricordare i posti e i pasti acquosi consumati.
…memorie di Rovigo, da amici, in mio onore mi prepararono la cena con i piatti tipici della zona! ….i capelli d’angelo in brodo di gallina! La mia mamma me li faceva la sera a Milano…
Ad Eraclea Mare il brodo vegetale depurativo fatto con i “bruscandoli” e gli asparagi selvatici raccolti nelle escursioni in pineta, che uniti al riso sono uno dei piatti principali del pranzo Pasquale.
E poi i brodi di dado, frettolosi con quella pasta piccola di farfalline, anellini, ditalini, quadrettini e quei brodi più ricchi per i ripieni …e ancora con le verdure e carni miste…
E il pesce? E non potevo non pensare al Giappone col “niboshi” il brodo preparato con le sardine essiccate (Sardina pilchardus).
E il brodo di tartaruga del Pranzo di Babette e il brodo nel film di Chaplin con la scarpa-carne-pesce?
E sì che mistura! E così penso agli ingredienti del mio brodo estivo.
1 un osso (cranio ritrovato in riva al mare) e altre ossa, indispendabili per il
sapore, donando fragranza al brodo anche se il brodo di ossa non è
nutriente…
un brodo leggero,
delizioso che possa essere assaporato da solo o con deliziosi crostini
di pane
2 dadi di caolino ritrovato in riva al mare ( insaporitore ipocalorico. Il dado tradizionale di carne
è una preparazione a base di sale e glutammato di sodio (50 - 60%),
grassi vegetali idrogenati (15%), acqua, aromatizzanti vari e carne (3-5%). In
un dado di circa 10 g, quindi troviamo ben 0,3 g di carne! Un prodotto a base
di carne non può contenerne solo il 3%? il dado conferisce ai piatti il
suo tipico sapore, alterando il gusto naturale degli alimenti. E questo, si
badi bene, non è causato dal glutammato come molti credono, ma dagli
altri ingredienti scadenti! Il glutammato in se è un ingrediente del
tutto simile al sale, come effetto sull'organismo e per la sua funzione di
esaltatore di sapidità dei cibi. Un dado salutisticamente
accettabile non deve contenere grassi idrogenati. Appurato questo fatto, un
dado è tanto migliore quanto maggiore è la percentuale di carne
in esso contenuta
3 sardine essiccate ( in cartapesta) o pesci misti
4 per legare
5 per chiarificare sbattere leggermente gli albumi (in quantità
variabile secondo quanto brodo occorre chiarificare); aggiungere pochissimo
brodo agli albumi ed amalgamare bene; versare questa pastella al brodo in
ebollizione e mescolare continuamente sino a che si vedano piccoli coaguli di
albume; filtrare il brodo con un colabrodo coperto da un telo.
6 per profumare e togliere dal
brodo quel caratteristico odore sgradevole, basterà aggiungere un
pizzico di zafferano o chiodi di garofano, in Toscana un mazzetto di erbe
aromatiche
Prima
regola valida sia per i brodi di carne che di pesce è quella di
utilizzare diverse varietà in grado di coprire le differenti esigenze
gustative, per le percentuali diverse di grasso che le compongono. Non solo
carni rosse, dunque, e accanto al manzo possono trovare posto anche animali da
cortile come pollo e gallina.
dadi
di gelatina
MAIL ART: tema dell’istallazione.
MAIL ART A MONTEGROTTO
In the country
In the library
in the Rustico di Villa Draghie-Museo
internazionale del vetro d’arte
di Montegotto Terme
ALL’ESTERNO DEL MUSEO E ALL’INTERNO
MONTEGROTTO TERME
Partenza alle ore 06.00 dalla fermata del bus a Lissone.
Fatalità incontro l’autista che un anno fa mi diede il passaggio di ritorno dalla Lartfall del Lido con la stessa valigia.
Mi riconosce. Io al momento no, ma poi la memoria ritorna..
Mi accompagna in stazione e aspetta la partenza del treno e io con un fazzoletto bianco lo saluto.
Scendo a Sesto e prendo la metropolitana per arrivare in Stazione Cadorna dove ho l’appuntamento con Ornella e Pier.
Arrivano e salgo in jaguard… il viaggio è confortevole ed è un’occasione x conoscere meglio questo ambito familiare.
E così arriviamo a Montegrotto dove ci aspetta Adolfina.
Siamo tra i primi, ci presentiamo e conosco alcuni artisti, così inizio a istallare le mie striscie di caolino poi Adolfina aggiunge un tavolo da strega. Posizione eccellente per ambientarmi, sotto le frasche e con il rustico sotto controllo mi avvio alla lavorazione dei dadi….
conosco Liiban e il suo tamburo (persiano, un’altra familiarità…) Gli artisti al ritorno del pranzo mi vengono a trovare e racconto del mio brodo.
Sono poco credibile come maga, non lo sono affatto, non penso alla magia bianca, ma all’arte bianca. …
manca un matterello per stendere la terra, e il secchio “finito” per simulare in piccolo l’oceano e il mestolo, la mano che viene dall’alto.
Pucci mi informa che l’argilla veniva ingerita sciolta in acqua come antinfiammatorio e così mi conferma che il mio preparato ha proprietà curative proprio come il brodo, un sollievo alla malattia, un ritorno alla vita, all’origine, un brodo primordiale come il mare infinito.
E così senza i miei strumenti, stanca per un pomeriggio di “ascolto del giardino” e stordita da un cavallo delirante, mi avvio all’Hotel Petrarca (con viaggio di andata con Bruno Capatti fino al suo piano…) per la vestizione…e poi ritorno al punto di partenza in jaguard.
Incontro Andrea Penzo e il suo compagno, e un disturbatore un certo Conte P. G., ed altri…
sto lavorando per Arte da Mangiare, cerco di capire questo evento le sue linee e i suoi dirottamenti, ascolto e guardo, non posso entrare in performance sono una figura diversa adesso, analizzo ed elaboro cercando di tenere sotto controllo le diverse situazioni. (Entrerò in un secondo momento a manipolare anch’io).
Le performance si susseguono e curiosa della performance di Paolo G., mi immedesimo in quello spazio, vorrei essere li, a scopettare, (a giocare a carling), e poi a sporcare il mio abito nero intervenendo con una danza su quel movimento casalingo. Mi accontento di un bacio blu sulla mano sinistra e ne rubo un altro con un foglio di carta bianca, perché è simile al ns. logo.. Il gioco di seduzione sta partendo con una concorrente? Sottile, volatile, accerchio da lontano, lascio fare, e intanto continuo a lavorare…da buon ragno tesso la mia tela per la mia preda.
Il gioco si fa più sottile, prendo le distanze, dietro al banchetto dichiaro la mia posizione, cerco alleanze, con un rifiuto all’arena, il sacrificio deve essere del tentatore che semina zizzagna.
Sempre più stretta dichiaro la mia nuova posizione personale ed autonoma, dichiarandone il possesso dell’oggetto, marcandone il territorio o corpo.
Non ho ancora fatto centro. Un posto frontale e laterale appositamente per me, segnale di rispetto o di accettazione e ricambio?.
Sto per vincere ma poi non ne sono più certa da un suo spostamento . .. ma poi vinco davvero?
Da buona incisore ho segnato ma mi sono incisa..
Dall’Adolfina mi annoio, sento della musica, non è possibile che nessuno apra le danze, tento con Morena un bliz in una poltrona, vorrei provocare questa situazione ma ….quasi cado.
…vorrei calarmi io nel mio letto da single a due piazze...e al ritorno in albergo… un’altro inconveniente.
Al mio piano non trovo la mia camera la cerco e il corridoio mi porta all’esterno in un terrazzo. Non riesco ad entrare unica via d’ uscita la scala.
Scendo al primo piano e intravedo la coda di Martino, busso
alla finestra con le chiavi pesanti della mia stanza 314 ma non mi sente (Mi
dirà poi che mia aveva visto e riferito a Morena ma non aveva aveva
riconosciuta )
Riscendo al piano terra e mi ripresento alla porta d’ingresso.
Il portiere ci mette un po’ per capire che devo entrare e in una successione di azioni:
io che busso con le mie chiavi, (con la pippì che non riesco più a tenere)
e lui con calma sia alza,
toglie il codice d’allarme,
apre la porta interna con la chiave
e toglie la sbarra di ferro alla porta esterna.
Mi rimprovera e mi dice che gli ho “ tolto le ragnatele”.
Lei è un insetto!? … non Le tolgo niente! Avanti insubordinato, mi porti al giusto ascensore di questo squallido hotel degli orrori…
La mattina seguente (finalmente) è stata tempo di incontri e saluti da Capatti, dal Conte, a Martino e Morena…
Così cari fratellini spiaciuta dell’accaduto mi ripropongo sollecitata da Bruno Sullo che mi chiedeva nella serata più di un dado per sperimentare quanto detto e così Silvio che mi parlava dei mandala tibetani, e ha capito il ritorno al ciclo vitale. Pucci mi ha invitata a Fano per concludere la mia performance … e così i miei dadi di produzione seriale verranno impachettati e spediti agli artisti per dar modo a loro di sperimentare la cosa personalmente, un potenziamento del messaggio che voglio videoregistare al Lido: il mare mi ha donato l’argilla in sassi molli e io restituisco al mare attraverso il gesto di artisti diversi..
Grazie di tutto fratellini d’arte, a presto.